- Il modello, attore e regista è scioccato: “Sono giorni orribili per l’umanità intera”
- Commenta gli atti terroristici compiuti dalle squadre di Hamas a Verissimo
Raz Degan è scioccato, distrutto, annientato dalla violenza. Lui, nato e cresciuto in un kibbutz israeliano, una comunità agricola a gestione collettiva, non riesce a credere a quel che accade. Con gli occhi lucidi commenta gli atti terroristici compiuti dalle squadre di Hamas, che hanno ucciso e rapito civili di ogni età. A Verissimo dice: "In Israele giorni da incubo, mio padre non vuole lasciare il kibbutz evacuato”.
“Sono giorni orribili per l'umanità intera. Per noi in Israele sono giorni da incubo, dall'Olocausto non abbiamo mai vissuto qualcosa di così grave. Ho sempre collaborato per la pace e mi sono impegnato in progetti di solidarietà, ad esempio per i bambini della Siria. E vedere che la pistola e la spada sono purtroppo più forti della voce del cambiamento, fa male all’anima”, sottolinea il modello, attore e regista che da tempo vive in Italia, in Puglia.
“Mio padre ha 80 anni e anche se il nostro kibbutz è stato evacuato, lui non lascia la casa. Non vuole andarsene, dice che quello è il suo posto. Una nostra parente di 22 anni non è tornata a casa, è già passata una settimana e i genitori non sanno dove sia, se sia viva o morta. I cadaveri sono così tanti e non si riescono a distinguere i volti, tanti sono stati bruciati. Ogni giorno mi chiamano amici per raccontarmi atrocità inimmaginabili. Tutto questo è al di là della politica, al di là dei diritti. Questo è l'incubo infernale del terrore”, racconta il 55enne.
La sua sorellastra con i quattro figli è riuscita a trovare un volo e sta venendo in Italia. “Ma gli uomini vogliono rimanere lì, non vogliono abbandonare il loro paese”, aggiunge. Parla del suo kibbutz: “E’ come un grande campeggio, in cui vivono diverse famiglie che lavorano insieme e dividono quello che producono. Il nostro kibbutz si trova a Nord, al confine tra Siria e Libano. Lo hanno fondato i miei nonni, che erano sopravvissuti dell'Olocausto. Durante l'infanzia spesso stavo chiuso nel bunker, perché al Nord c'erano tante guerre. Ricordo la prima volta che ho sentito il fischio di una bomba, non sai da dove arrivi e poi l'esplosione è tremenda”.
“Odio porta odio, sangue porta sangue, vendetta chiama vendetta. Da quando Israele è stata fondata non c'è mai stato un evento di questa entità. Nella guerra di Kippur c'era stata una guerra tra soldati. Ma qui si tratta di terrorismo. Donne violentate, anziani sopravvissute all'Olocausto che ora sono state rapite a 90, 95 anni, trascinate per terra come degli animali, picchiate, ributtate in un incubo che per tutta la loro vita hanno cercato di dimenticare”, chiarisce ancora sconfortato dagli eventi.
Lui ha lasciato Israele a 21 anni: “Volevo fare esperienza diretta e ho capito che dietro alle diversità tutti hanno lo stesso desiderio di crescere i propri figli in pace e nell'amore. Non riesco a capire come i terroristi possano sottomettere e schiacciare interi popoli nel nome del fanatismo”.
Degan aggiunge: “La quantità di persone colpite è inimmaginabile. I ragazzi che venerdì si erano riuniti per una festa della pace sono stati massacrati. Famiglie intere sono state annientate perché hanno preso la macchina nell'ora sbagliata, gente normale come noi è stata decapitata o bruciata viva mentre si trovava a letto in casa. Spero di trovare un mondo in pace, ma sembra che stiamo vivendo l'effetto contrario. Ho paura che il sogno della pace diventi un ricordo, una nostalgia, qualcosa che ci raccontano”.