Una copertina tutta dedicata a lui. Dopo il Time, anche Sport Illustrated celebra Mario Balotelli, forse più osannato all'estero che in Italia, dove sono soprattutto le notizie gossip a farne una celebrità. L'attaccante del Milan e della nazionale azzurra in cover campeggia con le braccia aperte a torso nudo, pronto a conquistare il mondo con la sua aria guascona e la cresta sulla testa. Pare camminare sulle acque della piscina di Miami, dove ha rilasciato l'intervista, ma ogni riferimento è (si spera...) casuale (per ingrandire clicca qui).
SuperMario ha raccontato il suo modo di vedere la vita a cuore aperto. "Il razzismo è come le sigarette: non smetti di fumare se non lo vuoi veramente. Non si può fermare il razzismo se le persone non lo vogliono veramente. Ma io farò tutto quello che mi è possibile per provare a fermare questa piaga", ha spiegato Balotelli. E aggiunto: "Se i giovani mi considerano un modello, allora questo diventa per me una grande responsabilità".
Ama la sua famiglia: "I miei genitori sono fondamentali per me. Con tutti i sacrifici che hanno fatto per me nel passato, il minimo che posso fare è regalargli delle belle emozioni. Se lo meritano. A loro dico tutto, ma proprio tutto, di quello che mi succede. Credo che senza di loro non sarei mai diventato un giocatore di calcio. Se faccio qualcosa di spettacolare nel mio lavoro e faccio degli errori come persona, loro non sono contenti. Perché loro vogliono che loro figlio sia prima un uomo e dopo un grande giocatore". Brescia è la sua casa: "E’ il posto in cui andrò a vivere il giorno in cui smetterò di giocare a calcio. Quando sono a Brescia mi rilasso". Ha un buon rapporto con Silvio Berlusconi, il suo presidente: "Ogni tanto ci parliamo. Non è una cosa costante. Ci sentiamo di rado".
Non una parola sulla bimba avuta da Raffaella Fico, Pia. Il bomber preferisce raccontare le sue passioni, come quella per le auto super lusso: "Ho guidato la mia Ferrari nel mio circuito di go-kart dove sono entrato con la mia macchina. Quindi non ci sono stati problemi". E un appunto sulla legge che gli ha permesso di diventare 'italiano' solo a 18 anni, nonostante sia nato in Italia da genitori ghanesi e sia stato dato in affidamento da piccolo: "E' una legge stupida. Ho passato 18 anni in Italia e non ero ancora italiano. Per questo motivo spero che tutti i ragazzi come me che vivono questa situazione diventino italiani prima di quando lo sono diventato io".