Barbara D'Urso nei guai per il caso di Elena Ceste. L'intervista a una amico della donna, trovata morta sulle rive di un torrente alcuni mesi dopo la scomparsa (l'unico indagato per l'omicidio al momento è il marito, Michele Buoninconti), ha attirato un vespaio di polemiche ed è stata molto criticata sul Web per le illazioni sulle relazioni della vittima. Intervista che ha provocato una denuncia per esercizio abusivo della professione giornalistica nei confronti della stessa Barbara D'Urso.
L'iniziativa di denunciare la nota conduttrice di Canale 5 è stata presa dal presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino: "Ho firmato la prima denuncia/esposto nei confronti della signora D'Urso. E' indirizzato a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all'Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e Minori. Valutino loro. Hanno gli strumenti e, direi, il dovere di farlo. Il femminicidio non si consuma solo con l'uccisione di una donna, ma, oltre la morte, anche con l'oltraggio alla sua vita e a quello della sua carne: i suoi figli". Nella denuncia, riportata anche dal sito tvzap, si richiama l'attenzione sul susseguirsi nel programma condotto da Barbara D'Urso di "Interviste con modalità che non tengono conto di esigenze quali la difesa della privacy e/o il coinvolgimento di minori".
Enzo Icopino, dopo aver richiamato i limiti di diritto di cronaca posti dal codice di deontologia e dalla Carta dei doveri del giornalista, ha evidenziato come "la signora D'Urso, pur non essendo iscritta all'Albo dei Giornalisti, compie sistematicamente un'attività (l'intervista) individuata come specifica della professione giornalistica, senza esserne titolata e senza rispettare le regole, con negative ripercussioni sull'immagine di quest'Ordine".
Enzo Iacopino, domenica scorsa, aveva annunciato di voler ricorrere a questa iniziativa giudiziaria e lo aveva fatto pubblicando un post intitolato "Basta soubrette, ora le denunciamo". Il presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti andava contro la spettacolarizzazione del dolore in particolare nelle vicende di Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea, Melissa Bassi, Elena Ceste "e tutti coloro i quali a queste vicende sono collegati".