Mara Venier racconta i terribili istanti in cui la madre Elsa smise di riconoscerla. La conduttrice 70enne ripercorre i momenti dolorosi causati dall’Alzheimer che aveva colpito la donna, morta nel 2005 e a cui ha dedicato un libro, “Mamma, ti ricordi di me?”.
Mara ha tutto impresso nella sua mente. “Lo ricordo come fosse oggi. Io lavoravo, andavo a trovarla a Mestre il sabato, arrivando trafelata. Era un giorno bellissimo di maggio. La trovo in giardino in carrozzella, con un cappello di paglia, gli occhiali da sole: sembrava una diva degli anni Quaranta. Arrivo, le strillo, in veneto: ‘Ciao mammina! Come te sta’?’. Ha tirato su gli occhiali, ma lo sguardo era assente. Mi dice: 'Buongiorno, signora'”, confida al Corriere della Sera.
“Una parte di me se n’è andata - prosegue la bionda - Ho iniziato a cantare le sue canzoni preferite. Cantavo ‘per la tua piccolina non compri mai i balocchi’. E lei rispondeva: ‘Mamma, tu compri soltanto i profumi per te’. Per tre anni, le canzoni saranno l’unico modo per comunicare: io iniziavo una strofa, lei la finiva”.
Mamma Elsa non è mai voluta trasferirsi a Roma. Mara Venier da quando è deceduta non è mai tornata a Venezia: “Provo troppo dolore”. Nonostante fosse malata da tre anni, quando è la madre è morta per lei è stato devastante.
“Gli ultimi anni li ha fatti in una residenza per anziani, alla fine pesava 18 chili. Quella mattina del 2015 arrivo e comincio a cantare 'ohi vita ohi vita mia'. Poi arriva il dottore che mi aveva asciugato le lacrime in quei mesi e dice: 'Mara, è finita'. L’ho preso per il camice, urlando: 'Adesso mi devi fare una puntura, devo andare da lei'. Mi hanno dato dei calmanti. Avevo preso dei farmaci già prima: in tv sorridevo, ma ero depressa, piangevo appena stavo da sola”, svela la presentatrice.
La madre era bella e fiera di lei. “Non mi ha mai giudicata”, sottolinea Mara. E ancora: “Tutto quello che ho fatto nella vita l’ho fatto per lei. Mi ha insegnato dignità e lavoro. Faceva la sarta, io a 8 anni già aiutavo una parrucchiera. Ero bravina”.
“Mamma non è mai voluta venire a Roma, ma nella mia vita c’è sempre stata. Ha subito amato mio marito Nicola (Carraro, ndr), questo libro lo devo a lui. Mi ha spinto a scrivere per affrontare il mio dolore e aiutare chi vive lo stesso dramma”, spiega.
Ora la Venier è tornata a essere serena: “Sono tornata a sorridere. Prima sembravo allegra ma ero triste. Mi ha guarito la nascita di mio nipote Claudietto: un dono del cielo, penso che me l’ha mandato mamma”.