- L’attore 52enne rivela che da adolescente detestava gli dicessero che assomigliava al padre
- Dopo la morte del fratello Lorenzo confessa: “Non avevo idea di cosa fare”
Adriano Giannini nel 2019 è andato all’altare e ha cambiato vita, anche se il cinema rimane un punto fermo della sua esistenza. L’attore 52enne, tra i protagonisti di Adagio di Sollima e Supersex, la serie che racconta la storia di Rocco Siffredi, al Corriere della Sera rivela di aver lasciato Roma, dove prima viveva. “Ho sposato Gaia Trussardi e mi sono trasferito a Milano per lei”, spiega. Parla della sorella di Tomaso Trussardi, ex marito di Michelle Hunziker. La 43enne dall’ex marito Ricardo Rosen ha avuto Nicola e Isabella, i suoi due figli.
Il figlio di Giancarlo Giannini e Livia Giampalmo racconta: “Mi sono sposato nel 2019 con Gaia Trussardi e mi sono trasferito a Milano per il suo lavoro. L’anno dopo ci fu il Covid e abbiamo sperimentato, con i suoi due figli adolescenti, una convivenza estrema. Non faccio il padre, non lo sono, cerco di portare rispetto. Durante il Covid ho imparato a fare il pane e ho scritto una favola con Gaia. Avevo già scritto per bambini: un girasole innamorato, una farfalla che ama un filo d’erba. Mi sono rotto delle favole e ho scritto una storia alla Bukowski. Mi piace scrivere, la notte che morì Bertolucci ho buttato una storia che tengo per me, su Bernardo in cielo, finalmente libero, anche di parlare con Giulio Cesare e Shakespeare, o di ritrovare Marlon Brando”.
Adriano parla anche del remake di “Travolti da un insolito destino…”, quello in cui recitava accanto a Madonna. “Mio padre era contrario che facessi l’attore, troppe incognite, però mi incoraggiò nel remake del suo cult. Era tutto troppo per tirarmi indietro”, chiarisce. E aggiunge: “Sony non mi voleva per la somiglianza fisica con mio padre; mi vollero gli altri produttori, tra cui il marito di Claudia Schiffer, e il regista Guy Ritchie”. E proprio sulla somiglianza con Giancarlo confessa: “Da adolescente detestavo che me lo dicessero. Una volta tirai un piatto di rigatoni in faccia a uno”.
Ora è un uomo risolto, ma la strada fatta è stata tanta. Ha cominciato come cineoperatore e l’ha fatto per 11 anni. “Ero disposto a fare qualunque lavoretto sul set, senza avere competenza. Non avevo idea di cosa fare. Volevo guadagnare qualche soldo per andare in America a imparare l’inglese. C’entrava anche la perdita di mio fratello Lorenzo, morto per aneurisma cerebrale. Eravamo molto legati, le vacanze insieme, le risate e le litigate. Rimasi anestetizzato dal dolore, cercai di andare avanti senza pensarci, mi buttai tra le maestranze dei set”, confessa. Poi ha iniziato a recitare e da lì non si è più fermato. Con Gaia nel capoluogo lombardo è felice.