Quando giocava nell'Inter sembrava destinato a grandi traguardi calcistici, il suo talento era reale e sotto gli occhi di tutti. Peccato che gli eccessi abbiano sempre punito Adriano, che i limiti li ha sempre avuti, non nei piedi, ma nella sua testa. Ora il calciatore, appena 32enne, stava tentando il suo rilancio. Era arrivato in Francia per firmare con il Le Havre, club di seconda divisione. Adriano Leite Ribeiro voleva tornare in campo e cercare di rimettere in piedi una carriera fortemente compromessa, ma ecco arrivare nuovamente un fulmine a ciel sereno.
Il pubblico ministero dello stato di Rio de Janeiro ha accusato il calciatore di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, falsificazione di documenti e traffico di droga. Rischia fino a 25 anni di carcere. Adriano, ex giocatore pure della Roma, ha subito preso l'aereo per tornare in Brasile e cercare di difendersi.
Tutto è nato da un’indagine partita quattro anni fa per una moto che il giocatore regalò al narcotrafficante Paulo Rogerio de Souza Paz, alias "Mica". La denuncia e la richiesta di misure cautelari riguardanti il bomber, tra cui il ritiro del passaporto, sarà presa in esame in questi giorni dalla 29ma sezione del Tribunale di Rio.
Nel 2010 il calciatore aveva reso una testimonianza volontaria spiegando il perchè della moto regalata, ma le indagini sull'eventuale traffico di droga sono continuate. Secondo la denuncia, “quella moto fu intestata alla madre di "Mica" per cercare di occultare un presunto accordo tra Adriano e il narcotrafficante, che necessitava di un mezzo veloce per poter pattugliare la favela e muoversi al di fuori di essa senza destare sospetto. In definitiva - sostiene il pubblico ministero Alexandre Murilo Graça - c’è il fondato sospetto che Adriano e un amico (Marcos José de Oliveira, ndr) si siano accordati con i narcotrafficanti di Vila Cruzeiro allo scopo di favorire il traffico di droga e attività illecite affini”.
Per l'accusa anche un altro fatto rilevante che metterebbe in evidenza il favoreggiamento: la proprietà di Adriano di un deposito usato per conservare le partite di droga. Per il pm lo sportivo avrebbe messo il locale a disposizione dell’amico narcotrafficante, sapendo per che cosa l'avrebbe usato.