Un nome pesante per un'attrice, scrittrice, sceneggiatrice, ora anche regista: Sofia Coppola sta già assaporando il nuovo successo che il suo ultimo lavoro sta muovendo in giro per l'Europa: "Lost in translation", interpretato dal brillante ex Acchiappafantasmi Bill Murray, secondo la stampa specializzata, sarebbe già in odore di Oscar. Sofia, figlia del celeberrimo regista Francis Ford Coppola, firma, tra le altre cose, del celeberrimo "Apocalipse Now" con Marlon Brando e un Harrison Ford al debutto, ha esordito dietro la macchina da presa nel 1999 con "Il giardino delle vergine suicide", dopo una lunga carriera da attrice. Di "Lost in translation", la giovane artista è anche sceneggiatrice: al suo sacro padre invece è toccata la produzione.
La premiata ditta dietro al film è in questi giorni a Roma per il consueto happening di presentazioni, incontri con la stampa e premiere di introduzione alla pellicola. Eppure la vacanza romana non è certo cominciata nel migliore dei modi per Sofia, derubata del suo computer portatile appena sbarcata a Fiumicino: brutto biglietto da visita per un'Italia che puntualmente non stenta a farsi riconoscere.
Molto più gradevole il plot del film: Bob Harris (Bill Murray) e Charlotte (Scarlett Johansson) sono due americani a Tokyo. Bob è una star del cinema ed è in oriente per girare uno spot pubblicitario per una marca di whisky; Charlotte è invece una giovane donna che arranca dietro al marito fotografo instancabile. Colpiti entrambi da insonnia, Bob e Charlotte s'incontrano una notte per caso nel bar dell'hotel dove alloggiano. La cosa darà ovviamente seguito a mille e uno avvenimenti tutti da seguire.
Riuscitissima la prima al cinema Quattro Fontane: presenti i maggiori esponenti della vipperia italiana, da Gabriele Muccino e la moglie Elena Majoni a Paola Pitagora, Marco Risi e Daniela Poggi. Gettone di presenza anche per un redivivo Daniele Luttazzi, il geniale comico epurato un anno e mezzo fa dagli alti voleri più o meno aziendali e su cui è meglio tacitamente soprassedere: l'autore di 'Satyricon', comunque, è apparso sorridente e ironico come al solito e, insieme al pubblico, ha goduto della piacevole pellicola.
Sia Murray che Sofia Coppola si sono concessi generosamente a pubblico e stampa, mescolandosi addirittura a loro al termine della proiezione per conoscere verdetti, commento e eventuali critiche negative: la reazione è stata pleibiscitaria. "Lost in translation", già premiato all'ultima Mostra di Venezia, è piaciuto, intrattiene, arriva a parlare di sentimenti senza sentimentalismi ovvi. La parentela con l'immenso Francis Ford, lascia naturalmente aperti tutti i canali della speranza genetica, la maestria di un fenomeno come Murray chiude tutti gli altri dubbi.
A proposito dell'ex Acchiappafantasmi: della massima Statuetta, lui non ne vuole neanche sentire parlare. "L'Oscar rende pazzi - scherza -. Io vengo da New York, non da Hollywood e per chi viene da una grande città, Hollywood è un paesino provinciale, dove tutti parlano solo di cinema". Dissacrante, Murray, barba incolta e solito sguardo da dodicenne incantato.
Sarà un film di successo.
LO SPECIALE FOTOGRAFICO SULLA PRIMA DI 'LOST IN TRANSLATION'
Foto: S.Tozzi © Gossip.it