Ha voluto far sentire la sua voce per la prima volta dopo lo scandalo doping che ha coinvolto l'ex fidanzato, il campione olimpionico Alex Schwazer. Carolina Kostner ha raccontato la sua versione dei fatti a Beatrice Borromeo, che l'ha intervistata per il Fatto Quotidiano.
La pattinatrice, a causa delle sue dichiarazioni rilasciate al magistrato messe a verbale relative all'inchiesta sull'uso di doping di Alex Schwazer, rischia una lunga squalifica: la richiesta del Coni è di 51 mesi. "La questione non è fino a che punto ci si spinge per amore: se avessi saputo che lui si dopava, per il suo bene innanzitutto, l’avrei convinto a confessare. L’accusa di averlo coperto è per me insopportabile. Io non mi sono mai dopata, non ho mai aiutato Alex a farlo, e non ne ho saputo nulla fino a che il test è tornato positivo. Com’è possibile che chiedano una punizione più alta per me rispetto a tanti atleti squalificati per doping?“, ha detto dura Carolina Kostner.
"Non capisco come sia possibile che chiedano una pena più alta per me rispetto ad Alex Schwazer e ai tanti atleti che hanno fatto i suoi stessi errori. Non la merito”, ha poi ripetuto la sportiva. E ha aggiunto: "Non coprirei mai chi si dopa e non merito una squalifica di più di quattro anni. Potrei decidere io stessa di voltare le spalle alle gare".
Carolina Kostner ha anche spiegato perché il 30 luglio 2012 ha detto una bugia all’ispettore antidoping, negando che il fidanzato fosse a casa sua: "Ho avuto pochi secondi per decidere che cosa fare. Ho mentito su sua richiesta, ma non l’ho mai e poi mai coperto, perché non avevo idea di quello che facesse". E sull’Epo lasciato in frigo da Alex Schwazer, ha chiarito: "Vedere una scatola di vitamine per me non significava nulla".
Sul macchinario ipobarico usato da Alex peer dormire si è giustificata: "Mi ha spiegato che serviva a migliorare la condizione del respiro. Pensavo fosse una persona in grado di difendersi da sé stessa, di fare le scelte giuste. Io ero così felice che venisse finalmente a trovarmi per un paio giorni che non avrei perso tempo a discutere. Ripensandoci non avrei dovuto fidarmi, ma se vedi un macchinario non lo associ al doping".
Ora c'è il futuro ad attenderla e la decisione del tribunale antidoping: "Fino a oggi ho rappresentato il mio Paese. Da domani potrei pattinare solo per me stessa, portando opere e spettacoli in tutto il mondo".
Intanto non dimentica che, essendo una ragazza come tutte le altre, la vita è una sola e va vissuta, anche tra divertimenti e viaggi intorno al mondo. Ma l'aura scura intorno, dato il momento grave, rimane.