- La 47enne confessa la sofferenza causata dal compagno della madre che era alcolista
- Ne parla commossa e con la voce rotta: l’uomo è deceduto lo scorso settembre
Cecilia Capriotti, legata da quasi 10 anni a Gianluca Mobilia da cui ha avuto Maria Isabelle, 7 anni, si emoziona fortemente a Storie di donne al bivio. Ospite di Monica Setta nel talk in onda in seconda serata su Rai2, l’attrice e showgirl 47enne, ex gieffina vip, in lacrime rivela per la prima volta l’incubo della sua infanzia. Dopo la morte del padre, deceduto quando lei aveva solo 2 anni, la mamma si è legata a un altro uomo, che purtroppo era alcolista. Alternava momenti di tenerezza ad altri in cui era aggressivo. “Mia madre ci chiudeva in camera, sentivo le urla”, confida.
“E’ un argomento delicato, lui è mancato a settembre, prima non volevo procurare dolore, quindi ho sempre evitato di parlarne. Ho avuto un’infanzia difficile, la perdita di mio padre mi ha portato fino ai 5 anni alla perdita della parola. Una sorta di mutismo selettivo, un trauma. Mia sorella è più grande di me di 2 anni ed è stata lei a starmi molto vicino. Io lei e mia madre ancora oggi siamo unite da questo cordone ombelicale. Non ci siamo mai staccate”, racconta Cecilia.
“Mia madre ha conosciuto quest’uomo quando avevo 5 anni. Nel bene e nel male in 20 anni è stato il mio secondo papà. Però è una storia molto sofferta e triste perché è stato difficile”, ammette. La Capriotti si interrompe e le lacrime le riempiono gli occhi. Poi continua: “Lui purtroppo era un alcolista, quindi era come se fosse bipolare: alternava momenti di estrema dolcezza a momenti di grande aggressività, Nei confronti di mia madre è stato uno stalker. Molta violenza psicologica, anche nei nostri confronti. E poi tornava ‘Alberto mio’, io lo chiamavo così. Quindi il giorno dopo era dolcissimo e carnale, molto più di mia mamma. Lei soffriva del lutto precedente ed era più fredda”.
“In quelle situazioni mia madre chiudeva me e mia sorella in camera, ma io sentivo le urla. Se è stato aggressivo con noi? Sì. Io l’ho sempre definito bipolare. Non ne ho mai parlato per tutelarlo”, sottolinea l’artista. “Perché? - prosegue - Ci fu una svolta: mia mamma nel 2000 lo denunciò affinché non potesse più avvicinarsi alla nostra famiglia. Io non firmai questa denuncia, non me la sono sentita, mia sorella sì, ma io no. Gli volevo molto bene. E ringrazio Dio per averlo perdonato. Poi anche mia sorella l’ha fatto. Perché abbiamo vissuto dal 2000 a oggi gli ultimi 20 anni più belli in assoluto. Lui invecchiando è cambiato, ha iniziato a bere meno ed è diventato un amico, un confidente. Era il nostro Alberto da coccolare. Ha fatto anche il nonno di mia figlia. Se non l’avessimo perdonato tutto questo non sarebbe accaduto”.
Cecilia conclude: “Io, vivendo a Milano, lui era ad Ascoli, lo vedevo un paio di volte l’anno, ma lo sentivo spesso e l’ho sempre aiutato quando ho potuto. Gli ultimi mesi di vita mia sorella e io gli siamo state accanto. Mia madre? Lei no, non lo vedeva, ma non ci ha mai condizionato nella nostra scelta. Ora mi manca da morire”.