Claudio Marchisio parla dopo la rapina: 'I ladri non mi credevano sulla cassaforte’

Claudio Marchisio ha rotto il silenzio dopo la rapina subita martedì sera nella sua villa di Vinovo, alle porte di Torino. L’ex calciatore lo ha fatto attraverso un post pubblicato sul suo profilo Instagram e un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’. Pubblicando sul social una foto in cui appare con tutta la famiglia, ha scritto: “Se entri nella casa di una persona per derubarla sei un delinquente. Se punti la pistola al volto di una donna sei un balordo. Se da una storia simile tutto quello che riesci a ricavarne è una battuta idiota o una discriminazione territoriale di qualsiasi tipo, sei un poveretto. A tutti gli altri un sentito grazie per la vostra vicinanza”.

Claudio Marchisio parla dopo la rapina: 'I ladri non mi credevano sulla cassaforte’
Claudio Marchisio, 33 anni, con la moglie Roberta, 33, e i figli Davide, 10 anni, e Leonardo, 7

Il 33enne, che per la maggior parte della sua carriera ha vestito la maglia bianconera, ha raccontato più nel dettaglio cosa è accaduto e si è detto contento che i suoi due figli, Davide, 10 anni, e Leonardo, 7, non siano stati costretti ad assistere alla scena. Quando insieme la moglie Roberta, 33, è rientrato in casa, trovando i malviventi ad attenderli, i due ragazzi erano infatti a giocare a calcio: “Cinque uomini sono entrati in casa nostra a Vinovo. Mi chiedevano della cassaforte, ma noi non ce l’abbiamo. Non ci credevano, ma è davvero così. Allora hanno preso tutto ciò che potevano e sono andati via. Avevo paura per me, per mia moglie Roberta e ringraziavo il cielo che in casa non ci fossero i nostri figli”.

Claudio, come è normale che sia, ha avuto paura, anche perché i ladri avevano pericolosissime armi da fuoco: “È stata tosta, perché due pistole vere non le avevo mai viste e stavolta le avevamo puntate alla testa, ma siamo riusciti a restare lucidi”.

Claudio Marchisio in uno scatto di famiglia
Claudio Marchisio in uno scatto di famiglia

Per Marchisio è triste vedere che in molti approfittano di situazioni del genere per fare dell’ironia o per diffondere odio razzista attraverso internet: “Si commentano da soli. Io esprimo le mie idee nel rispetto di quelle altrui. I social possono essere un modo anche per capire meglio le nostre abitudini, dove e come viviamo, forse i rapinatori li hanno usati per questo. Altri se ne servono per offendere. Non penso solo a me o alla mia famiglia. Io preferisco socializzare la nostra voglia di un mondo migliore”.

L’atleta ha infine fatto una riflessione sui motivi che possono spingere alcune persone a compiere atti così vili. “Non giustifico chi fa questo, ma penso: chi sta male, chi ha fame, non ha paura e può anche arrivare a fare ciò. Sono cose che accadono da tutte le parti, perché la differenza tra ricchi e poveri è ovunque. Servono leggi che garantiscano più sicurezza, ma attenzione, garantire la sicurezza significa eliminare certe disuguaglianze, far rispettare le leggi, sostenere il lavoro delle forze dell’ordine, creare voglia di legalità, ha concluso.