- A Le Iene confessa: “Ho 48 anni e sono sieropositiva da 21 anni”
- Lo ha tenuto nascosto vivendo una doppia vita, ora ha deciso di uscire allo scoperto con un libro
Elena Di Cioccio, conduttrice ed ex iena, in tv rivela: “Ho l’HIV, ho 48 anni e sono sieropositiva da 21 anni”. Proprio a Le Iene, dove ha lavorato per anni come inviata, confessa tutto nel suo monologo intenso e in un servizio in cui racconta come sia riuscita a tenerlo nascosto così a lungo. Ha vissuto una doppia vita, vergognandosi di se stessa, con il terrore di poter contagiare qualcuno. Ora ha detto basta. Vuole riappropriarsi della sua vita. “Nei rapporti stavo attenta, ero scrupolosa”, racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera. Lo fa anche nel suo libro appena uscito, Cattivo Sangue, edito da Vallardi.
“Dopo anni passati divisa tra la paura e la rabbia, non mi sento più in difetto di niente. Io sono questa cosa qui e non voglio più nascondermi. Quando incontro ogni singola persona mi domando se, come e quando dire che sono sieropositiva: lasciando la mia parola scritta ora lo do per fatto, una volta per tutte”, spiega la Di Cioccio al quotidiano che l’ha intervistata in concomitanza con la sua ammissione in televisione.
In tutti questi anni Elena ha confidato il suo segreto solo a pochissime persone: “E ho sperimentato ogni tipo di reazione in risposta a questa cosa: fuga, compassione, rabbia. Ma il problema è la partenza, non la risposta: è come sto io rispetto a questa cosa. Oggi un aiuto arriva grazie alla medicina che ha fatto finire l’epoca dell’alone viola, della paura, sia per voi ma anche per noi”.
La Di Cioccio chiarisce come è cambiato l’approccio negli anni verso questa malattia: “Quindici anni fa: mi taglio la mano in una classe di teatro, esce del sangue. Si avvicinano per aiutarmi e io urlo: ‘No, non mi toccate’. Cavolo che brutto carattere. Oggi processare questa gigantesca marea di emozioni è possibile grazie a quello che la medicina ci dice, e cioè che siamo pazienti cronicizzati e in nessun modo io posso contagiare qualcuno. Per me è un sospiro di sollievo: non devo più stare sempre in allerta”. Purtroppo, però, lo stigma sull’HIV persiste: “Purtroppo sì, perché la comunicazione si è fermata al 1989: abbiamo fatto dei passi in avanti con quattro baci e strette di mano passate e poi il nulla. Ma non possiamo fare come i bambini che fingono che qualcosa non esista perché ti fa paura”.
La presentatrice racconta di come desiderasse fingere di non essere malata: “Assolutamente sì. Ero una persona scrupolosa, anche nei rapporti, eppure è successo. Mi fanno molta impressione le signore su con l’età che ho visto in cura, in ospedale, nei reparti dedicati: mi si spezzava il cuore perché si guardavano attorno come alieni al cospetto di una cosa che le terrorizzava. Non era il loro posto, ma invece è un posto anche per loro”.
Elena per la malattia ha rinunciato a essere madre: “E’ un capitolo molto sofferente per me. Oggi una donna sieropositiva negativizzata può avere rapporti anche senza preservativo e rimanere incinta. Per me non è stato così: diventare mamma non poteva essere lo slancio di un momento di passione ma serviva un passaggio tecnico che metteva in campo un altro gioco, la pianificazione. La maternità è stato un tasto veramente dolente, ma mi piacciono molto i bambini e mi ci diverto un sacco”.
Nella sua esistenza ci sono state molte sofferenze, come la complicata separazione dei suoi, il suicidio della madre, il fratello morto a 3 anni soffocato, la dipendenza dalla cocaina e gli amori tossici. La diagnosi dell’HIV, arrivata da giovanissima, però, l’ha paralizzata, facendola sentire “sporca e difettosa”. Adesso vuole dare un calcio alla paura. Come dice nel monologo: “Oggi sono fiera di me, non mi vergogno più, e l’Hiv che è molto diversa da come ve la immaginate. Non sono pericolosa, sono negativizzata e finché mi curo io non posso infettare nessuno. Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi e tutto il resto. Se volete continuare ad avere paura, io lo accetto, però girate lo sguardo verso il vostro vero nemico. L’ignoranza”.