Ellen DeGeneres si unisce al coro di chi chiede di boicottare gli hotel di proprietà del Sultano del Brunei, compresi i lussuosi e italianissimi Hotel Eden a Roma e Hotel Principe di Savoia a Milano. Dopo Elton John e George Clooney, ora arriva l’appello via Twitter della famosa conduttrice americana 61enne, che nel 1981 ha dichiarato apertamente la propria omosessualità e il 16 agosto del 2008 ha sposato la star televisiva Portia de Rossi.
Ellen DeGeneres invita a boicottare gli hotel del Sultano del Brunei per protestare contro la nuova legge discriminatoria anti-gay entrata che entra in vigore da oggi, 3 aprile, nel Sultanato. Basato sulla sharia il nuovo codice introdotto prevede la pena di morte per lapidazione per l’adulterio, la sodomia, le relazioni sessuali extraconiugali per i musulmani, l’insulto e la diffamazione del profeta Maometto; la flagellazione pubblica per chi abortisce; l’amputazione per furto: punizioni serie anche per chi sottopone i bambini a pratiche religiose diverse da quelle musulmane. La pena di morte era già stata approvata, ma non era mai stata applicata.
"Domani, il Brunei inizierà a lapidare a morte gli omosessuali. Dobbiamo fare qualcosa ora. Si prega di boicottare questi hotel di proprietà del Sultano del Brunei. Alza le tue voce ora. Passa parola. Alzati", ha scritto Ellen DeGeneres nel suo post.
Il sultano del Brunei non sembra voler fare passi indietro, nonostante la mobilitazione delle celebrità, tra le quali ora anche Ellen De Generes. I famosi invitano, con la forza della loro popolarità a livello mondiale, a boicottare gli hotel di proprietà di Haji Hassanal Bolkiah. Sono tutti scioccati per quel che sta accadendo.
La comunità gay del piccolo Paese è terrorizzata. "Un giorno ti svegli e ti rendi conto che i tuoi vicini, la tua famiglia o anche quella bella signora anziana che vende le frittelle di gamberetti sul ciglio della strada non pensano più che tu sia umano, e che sia giusto che tu venga lapidato", ha detto alla Bbc un omosessuale della piccola nazione del sud-est asiatico che ha parlato, ovviamente, sotto anonimato.