Francesca De Andrè, picchiata e finita in ospedale in codice rosso dopo le botte dell’ex Giorgio Tambellini, 38 anni, si sente liberata dal macigno che portava dentro per un amore tossico, un sentimento che ha messo in pericolo la sua vita. Ricomincia da lei, come sottolinea sul social dove torna a farsi vedere. Al Corriere della Sera rivela: “E’ passato un mese ma ancora non mi sono ripresa. Ho traumi dappertutto”. Poi confida la cosa per cui prova vergogna: la mora ammette che se stavolta non fosse scattata la denuncia d’ufficio, lei, nonostante la violenza, non sa se avrebbe avuto la forza di denunciare.
La 32enne nipote di Faber, figlia di Cristiano De Andrè, spiega: “Sto seguendo un programma di riabilitazione fisica, devo ancora elaborare l’impatto subìto nel corpo, per non parlare di quello psicologico. Per quello ci vorrà più tempo”.
Sulle percosse subite Francesca racconta: “Non era certo la prima volta, ma io per un lungo periodo mi sono sentita come intrappolata, non riuscivo a reagire perché dentro di me sentivo una voce ingannevole che mi spronava a non denunciare, a prendere tempo. Solo adesso capisco che quella era la voce della paura”.
“Avvertivo un diffuso senso di colpa, era come se quello che stava avvenendo fosse, in fondo, anche sulle mie spalle - prosegue la De Andrè - E mi aggrappavo ai momenti di calma, di quiete. Perché questi momenti ci sono e oggi lo voglio dire chiaro a tutte le donne: una relazione tossica non è fatta solo di violenze, anzi. Ci sono anche gli squarci. Ma non fatevi ingannare dagli attimi di riconciliazione, in ogni storia violenta c’è un’alternanza di luce e di ombra. Dei veri e propri blackout, come li chiamo io. A ingannarci è soprattutto il momento di luce”.
Un mese fa l’ennesima lite con l’ex e l’aggressione: “Io ho perso i sensi ad un certo punto e alla fine a chiamare Carabinieri e ambulanza sono stati i vicini di casa. Sono finita in ospedale, con ferite dappertutto”.
Francesca ammette la sua fragilità: “Lo confesso e quasi mi vergogno a dirlo ma sono sincera: la denuncia è scattata d’ufficio, forse io non sarei nemmeno stata capace di denunciare autonomamente. Ecco perché mi sento vicina a tutte quelle persone vittime di violenza e non parlo solo di donne. Ci si sente immobilizzati e a nulla valgono i consigli delle persone care che suggeriscono di allontanarsi, di cambiare strada”.
La ragazza ora ha capito qual è la via che deve percorrere, lontana dal suo ‘carnefice’: “Sto ricevendo numerosi messaggi in queste ore. Ci sono quelli che mi insultano, ma per fortuna ci sono anche tante persone che mi appoggiano. Ma soprattutto, ed è la cosa che più mi colpisce, ci sono tanti che raccontano una storia simile alla mia. Non solo donne, come dicevo, anche tanti uomini si aprono e confessano di vivere queste situazioni. Ho provato a capire che cosa immobilizza tante persone e spesso è la paura del giudizio, qualche volta non ci si sente abbastanza forti. Adesso però ho deciso di impegnarmi molto seriamente in questa battaglia”.