Francesco Sarcina contro Clizia Incorvaia: 'Vivevo una vita dove tutto era basato sui like'

Francesco Sarcina è spietato contro Clizia Incorvaia. Il leader de Le Vibrazioni ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, rivela: “Vivevo una vita basata sui like. La separazione secondo il cantante sarebbe stata causata proprio da questo.

Francesco Sarcina contro Clizia Incorvaia: 'Vivevo una vita dove tutto era basato sui like'
Francesco Sarcina contro Clizia Incorvaia: 'Vivevo una vita dove tutto era basato sui like'

“Questa è un’epoca narcisista, tendiamo ad apparire fighi, belli, quando poi hai i like ti senti figo. I like creano dipendenza. Io arrivo da una separazione dovuta in gran parte a questo. Vivevo una vita dove era tutto basato sui like, a un certo punto mi sono rotto le pal*e”, sottolinea Sarcina. Non fa nomi, ma il riferimento al matrimonio con la bionda influencer 39enne da cui ha avuto la figlia Nina, 4 anni, è abbastanza chiaro.

L’artista su di lui poi chiarisce: “Io sono un po’ sociopatico. Anzi, social patico. Ho un rapporto di odio amore con i social. Sono un’arma a doppio taglio. Si è creato tutto questo trip dell’avere seguaci. Io faccio musica, vorrei farti entrare nella mia musica, non per forza nei cavoli miei. Però alla gente sui social frega relativamente. Quindi ci dobbiamo adattare, ogni tanto mi piace far vedere i cavoli miei. A volte sì, a volte no”.

L'ex marito della bionda spietato: 'La separazione dovuta in gran parte a questo'

Parla anche delle fan che gli scrivono per uscire con lui: “Le proposte indecenti che arrivano sui social? Io l’ormone ce l’ho già scatenato di mio. I social sono una illusione della realtà. Io sono molto animale da questo punto di vista, ho bisogno di sentire l’odore, l’energia”. E aggiunge: “Non è importante che una donna sia una fotomodella, l’importante è che la persona sia bella dentro. Di proposte indecenti ne arrivano tante, ma bisogna stare molto attenti, è anche pieno di fake. Ormai gli scheletri non sono più nell’armadio, ma negli smartphone”.