Roma, Hotel De Russie ore 13.30
In un mondo difficile, dove la serenità lascia sempre più spazio alla paura e l'angoscia, è ancora possibile trovare un'anima candida in grado di gridare: "Io non ho paura"? Secondo Grabriele Salvatores (e, sinceramente, speriamo non sia l'unico a pensarla così) si, nonostante l'esistenza quotidiana porti sempre più l'individuo verso l'unicità e la diversità. Attraverso quella solidarietà, che troppo spesso viene rinchiusa nel buio assoluto della mente, è possibile vincere il terrore del "non uguale a noi" e scoprire la gioia di sentirsi simili a qualcun altro, perché la vita altro non è che "un film collettivo".
"Io non ho paura" è una storia raccontata con gli occhi di un bambino, è per questa ragione che la macchina da presa è posizionata per tutta la durata della pellicola all'altezza degli occhi di Michele (Giuseppe Cristiano), il protagonista: racconta il suo mondo da un'altezza di circa un metro e trenta. Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti e prodotto dalla Coloradofilm e Cattleya, il nuovo film del premio Oscar Gabriele Salvatores (unica pellicola italiana in concorso al Festival di Berlino appena conclusosi) uscirà nelle sale venerdì prossimo distribuito da Medusa Film in 250 copie. Oggi il regista ha incontrato la stampa romana per descrivere quali sensazioni può regalare una storia colorata di "luce e buio, nero e oro", dove vengono messi a confronto il mondo dei grandi e quello dei bambini, "spesso con due modi diversi di vedere la stessa cosa". "540 bambini provinati per fare il cast. - spiega divertito Salvatores mentre presenta le piccole star protagoniste del film, presenti al gran completo - Il lavoro più grande è stato proprio questo. Il provino non prevedeva che i piccoli recitassero qualcosa, dovevano parlare di loro, raccontare la loro biografia. Volevamo trovare dei ragazzi che avessero in sé già qualcosa dei personaggi, senza imporgli il ruolo di attori. Li abbiamo fatti giocare, con l'aiuto di Lucia, una nostra collaboratrice, e, piano, piano, li abbiamo fatti entrare nell'atmosfera della storia. Chiaramente hanno dovuto imparare la sceneggiatura a memoria. Non ho mai detto loro bugie, ho spiegato tutto, anche le cose che a dieci anni fanno un po' paura".
Quando deve descrivere la sua esperienza, parla di una vera e propria scoperta: "Non ho figli, ma sono riuscito ad intuire ugualmente la responsabilità di un genitore, rapportandola al modo di dirigere dietro una macchina da presa. Mi sono ricordato cosa deve sempre fare un regista: proteggere, come un angelo custode, i propri attori, dare loro sicurezza, perchè ne hanno bisogno". Il regista di "Mediterraneo" parla con passione dello spettacolo teatrale che porterà la storia di Michele anche sul palcoscenico: "Questa vicenda si può raccontare in tanti modi, così ho pensato di trasferirla a teatro e, nel farlo, di mettere in primo piano ciò che c'è dietro il film, dietro le immagini: la musica di Ezio Bosso, suonata dal vivo da un quartetto d'archi, e i pensieri. Sono previste, per il momento, nonostante le richieste, solo due date: il 17 marzo al Teatro dell'Elfo a Milano e il 19 marzo all'Auditorium di Roma".
Nel descrivere il cammino del suo percorso cinematografico, parla di "voglia di cambiamento": "Dopo "Puerto Escondido" ha sempre cercato di andare oltre. "Sud", "Nirvana", "Denti", "Amnèsia", ora "Io non ho paura". Non so a che punto sono arrivato. Sento, però, che questo film è molto importante per me, anche se non so spiegare bene il perché. Per la prima volta mi sono posto alcuni problemi di ripresa, di necessità di fare delle cose invece che altre. Ho cercato di stare il più possibile attaccato al cuore della pellicola". Immancabile in conclusione una domanda: in un mondo di grandi paure, di cosa non ha paura Gabriele Salvatores? " Non ho paura di dire no alla guerra e di dire quello che penso".
Foto: E. Rossi ©Gossip.it