Gigi Buffon si racconta: 'Ho sofferto di depressione e ho saputo dire di no alla droga'

Gigi Buffon, 40 anni, intervistato da Vanity Fair, parla della depressione, di cui in passato ha sofferto, e della droga a cui è riuscito a dire sempre di no.

Gigi Buffon si racconta: 'Ho sofferto di depressione e ho saputo dire di no alla droga'
Gigi Buffon si racconta in una lunga intervista

Buffon ha rivelato di non aver mai ceduto alla droga: "Non drogarsi, non doparsi, non cercare altro fuori da te sono principi che i miei genitori mi hanno passato presto. A 17 anni, quando in discoteca mi mettono una pasticca sulle labbra, io so come e perché dire di no. Ho fatto giusto un tiro di canna da ragazzo".

Il portiere è poi tornato con la memoria al periodo più buio della sua vita, quando ha sofferto di depressione: "Per qualche mese, ogni cosa perse di senso. Mi pareva che agli altri non interessassi io, ma solo il campione che incarnavo. Che tutti chiedessero di Buffon e nessuno di Gigi. Fu un momento complicatissimo. Avevo 25 anni, cavalcavo l’onda del successo e della notorietà. Un giorno, a pochi minuti da una partita, mi avvicinai all’allenatore dei portieri e gli dissi che non me la sentivo di giocare. Avevo avuto un attacco di panico. Non ero in grado di sostenere la gara. Se non avessi condiviso quell’esperienza, quella nebbia e quella confusione con altre persone, forse non ne sarei uscito"

Nel corso dell'intervista Gigi Buffon ha anche affrontato un argomento spinoso come l'odio razziale: "Se affonda un barcone a Lampedusa e muoiono 300 persone, ci commuoviamo e pensiamo anche ad adottare i bambini rimasti orfani ma se non affonda, ci lamentiamo dell’ingresso di 300 immigrati e ci chiediamo cosa vengano a fare. L’odio è un vento osceno, da qualunque parte spiri. Non solo in uno stadio. Perché ho il sospetto che il calcio sia un pretesto".

Gigi ha inoltre raccontato l'episodio in cui ricevette manganellate dalle forze dell'ordine: "È una storia che risale a vent’anni fa. Dopo una partita, diedi un passaggio a un tifoso del Parma. Al casello, c’era un posto di blocco della polizia. Appena vide le luci blu, lui si dileguò. A confronto con loro rimasi solo io. Oggi, non commetterei più quelle leggerezze ma riconosco ancora quel ragazzo capace di slanci di solidarietà".

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