- Il comico e attore 61enne parla della sua difficilissima infanzia
- "Mia madre se ne è fregata di me. Era una ragazza madre e…"
Giorgio Panariello ripercorre la sua difficile infanzia. A I Lunatici su Rai Radio 2 parla della sua sofferenza. Adottato dai nonni, non vedeva il fratello Franco, morto per droga, che invece era stato mandato in collegio. “Quando veniva pensavo fosse un amichetto”, rivela.
“Sono stato adottato dai miei nonni perché mia madre se ne è fregata di me. Era una ragazza madre, non sapeva come gestire la cosa, mi ha lasciato all'ospedale. I miei nonni sono venuti a prendermi e mi hanno portato in Versilia con loro”, racconta Panariello.
L’anno dopo è nato il fratello Franco, scomparso nel 2011: per questo bambino però non c’era posto a casa. “Loro avevano già cinque figli, non potevano tenere in casa un altro ragazzino, perché mia madre aveva lasciato anche lui. Non potevano adottarlo e lo hanno messo in collegio. Poi nel tempo ci siamo ritrovati”, spiega.
"Vedevo questo ragazzino che veniva a casa per le feste comandate, per il suo compleanno. Pensavo fosse un amichetto - confessa - Poi col tempo ho iniziato a fare domande, e mi hanno detto che era mio fratello. Franco ha preso con grande dolore questo abbandono doppio, ho convissuto con la sua vicenda, che poi ho anche raccontato in un libro. Però devo essere sincero. Ho avuto un'infanzia dura, difficile, ma non infelice. I miei nonni non mi hanno fatto mancare niente. Purtroppo non hanno potuto fare la stessa cosa con mio fratello”.
Sempre a proposito di Franco al Corriere della Sera Panariello spiega: “Era un ragazzino che ogni tanto veniva a casa e non sapevo chi fosse, perché nessuno voleva dirmi che avevo un fratello che avevano messo in collegio. Lo consideravo un amichetto che passava alle feste comandate. Poi crescendo mi sono fatto delle domande, veniva e spariva, finché mi dissero che era mio fratello e il rapporto cambiò anche se non capivo questa cosa di avere un fratello ogni tanto…”.
“Da ragazzino nemmeno pensavo che potesse soffrire - continua l’artista toscano - Lo vedevo diventare cattivo e arrabbiato, poi ho capito le sue sofferenze e ho cominciato a stare dalla sua parte, forse anche troppo in alcune occasioni. Abbiamo avuto un rapporto molto conflittuale, non riuscivo ad aiutare Franco, non riuscivo a dimostrargli che era giusto fare come facevo io e non come pensava lui: per anni l’ho considerato una zavorra perché io volevo crescere, spiccare il volo nel lavoro, ma avevo sempre questo pensiero, questo tormento, quest’ansia, se rimaneva a casa con mio nonno. Avevo paura succedesse qualcosa, andavo via mal volentieri, lavoravo male. Quando la mia vita si è sistemata e mi sono sentito forte allora è cambiato tutto: io ero pronto e lui ha capito che avevo ragione. Perché non è una questione di soldi, puoi avere tutti quelli che vuoi... Dopo 30 anni si era finalmente deciso a farsi aiutare”. Purtroppo però non c’è più stato tempo: Franco è morto tragicamente.