- Uscirà il prossimo 24 novembre su Netflix, un’intervista esclusiva alla conduttrice 42enne
- “A volte si è detto troppo. A volte si è detto poco. A volte si è detto sbagliato”
L’annuncio arriva come un fulmine a ciel sereno, soprattutto perché nell’aula di tribunale a Roma le beghe legate all’addio più chiacchierato dell’anno vanno avanti: niente si è ancora concluso. Ilary Blasi rompe il silenzio sul divorzio da Totti in un documentario che andrà in onda sulla piattaforma di streaming Netflix il prossimo 24 novembre. Manca pochissimo. Si Intitola “Unica”, che rimanda, con parecchia ironia e un bel pizzico di cinismo, a quel “6 Unica!” che l’ex capitano giallorosso le dedicò il 10 marzo del 2002 dopo un magnifico gol al derby contro la Lazio. Era impresso sulla maglietta che portava sotto la casacca: Francesco, all’epoca pazzo d’amore per l’ex Letterina, la mostrò a tutto il mondo. “Voglio raccontarvi la mia storia”, dice la conduttrice 42enne nel teaser del docufilm.
Il colpo mediatico è sicuramente d’impatto. Ilary in un’intervista esclusiva finalmente parla. E c’è già chi maligna sul compenso ricevuto per farlo… Il trailer promette scintille. Apre mostrando Roma, la cupola di San Pietro. La Blasi è in auto. Fuori campo la sua voce recita: “A volte si è detto troppo. A volte si è detto poco. A volte si è detto sbagliato. Voglio raccontarvi la mia storia. Per raccontarvi un po’ di me e di tante cose che non sapete”.
“Io difficilmente mi emoziono o sono agitata, non sono per niente ansiosa. Però qui si parla di me, una storia di cui hanno parlato un po’ tutti e su cui ne sono state dette veramente tante”, continua ancora la presentatrice. Con un'espressione scanzonata Ilary col ciak in mano anticipa quel che sarà.
Il documentario, con tanto di sottotitoli in inglese, è ora una delle bombe mediatiche che tutti attendono. Erano mesi che si aspettavano le parole della Blasi sulla questione. Tutti credevano che si sarebbe concessa a Mediaset, a Verissimo. Così non è stato. A far pendere la bilancia da un’altra parte potrebbe essere stato, come si sussurra, solo una questione di “compensi”.