- La cantante parla per la prima volta di Pinna, scomparso nella notte tra il 7 e l’8 agosto
- L’84enne e il produttore musicale 74enne erano legati dal 1986, ma non si erano mai sposati
Se n’è andato nella notte tra il 7 e l’8 agosto, consumato dal tumore ai polmoni contro cui ha combattuto a lungo. Iva Zanicchi racconta l'ultima cosa che le ha sussurrato il compagno Fausto prima di spirare. La cantante 84enne e Pinna, 74 anni, erano legati dal 1986, non si erano mai sposati. Parla per la prima volta del suo lutto atroce e al Corriere della Sera confessa: “E’ morto con me, a casa io e lui da soli”.
“Non ci siamo mai lasciati neppure un giorno, veniva con me ovunque, lo volevo sempre accanto. Da quando si era aggravato ho cancellato ogni impegno per stargli vicino. Aveva un’infermiera bravissima che lo accudiva, però la notte voleva soltanto me e nemmeno io del resto me la sentivo di staccarmi da lui”, spiega Iva.
La Zanicchi racconta: “Ormai mi ripeteva sempre la stessa domanda, come un ritornello: ‘Ma tu mi ami ancora?’. ‘Certo che ti amo’, lo rassicuravo e gli davo un sacco di bacini. Ha sofferto tanto. L’estate scorsa, per tirare su delle valigione, si è inchiodato lì. Dopo quattro anni di chemio gli è collassata una vertebra, non ha più camminato. Era un omone di 105 chili, si è ridotto a meno di cinquanta. E’ morto con me, a casa, io e lui da soli”.
Gli ultimo momenti Fausto era lucido. Adorava la sua compagna. Il cancro, però, la distrutto. “Andava avanti a morfina, per i dolori. Ogni tanto cedeva: ‘Prega che io me ne vada’. ‘No, tu non vai da nessuna parte, resti con me’, ripetevo e gli prendevo le mani. Non voleva andare, ma alla fine mi ha sussurrato: ‘Sono stanco’. E poi era curioso di vedere cosa c’è di là. Io no”, dice l’artista.
Pinna era un accanito fumatore: “Ne fumava 90 al giorno, a volte ne accendeva tre insieme. La sua auto era una ciminiera. Mi venne la tosse. Il dottore mi rimproverò: ‘Signora, ma con il suo lavoro lei fuma?’. ‘Non sono io’. ‘Così si rovina’. Da allora lo faceva soltanto fuori casa. Ha smesso 12 anni fa, ma era tardi, il tumore è partito da lì, aveva i polmoni pieni di catrame”.
Iva sente un grande vuoto, ma chiarisce: “In autunno riprendo a lavorare, così avrebbe voluto Fausto, era orgoglioso di me. Finché c’è la voce, canto. Ho ancora qui i suoi vestiti, le cravatte, le ciabatte, il pigiama. E il Rolex che gli avevo regalato, lo porto giorno e notte”.