Due anni fa l'arresto a Parigi per aver aggredito verbalmente, sotto gli effetti dell'alcol, un gruppo di persone in un bar con epiteti razzisti. John Galliano in quell'occasione pronunciò frasi antisemite. Fu condannato e perse il posto alla maison Dior. Ora è tornato e si racconta con un'intervista rilasciata a Vanity Fair.
"Sarei finito in un reparto psichiatrico o sottoterra - dichiara il guru della moda - Sembrerà bizzarro, ma sono grato che sia successo quello che è successo. Mi ha dato la possibilità di imparare molte cose su di me. Ho riscoperto quel ragazzino che aveva voglia di creare. Pensavo di averlo perduto. Invece sono vivo".
Galliano ha 52 anni ed è reduce da un lungo periodo di disintossicazione. Ha chiuso con l'alcol ed ha approfondito lo studio della storia ebraica e dell'Olocausto: "Non ho mai bevuto per essere creativo - spiega - Per quello non avevo bisogno dell'alcol. All'inizio l'alcol era una stampella fuori da Dior. Lo usavo per sfogarmi dopo aver finito le collezioni. Mi ci volevano un paio di giorni per rimettermi in piedi, un po' come tutti. Ma il susseguirsi delle collezioni era sempre più rapido e così mi capitava di sfogarmi più spesso. E sono diventato schiavo dell'alcol". "Poi sono arrivate le pillole - aggiunge lo stilista - perché non riuscivo a dormire. Poi altre pillole perché non riuscivo a smettere di tremare. Cominciavo a bere queste enormi bottiglie di liquore che mi venivano regalate dalle persone. Verso la fine bevevo qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano: vodka, vodka-tonic. Il vino, sperando che mi facesse dormire. Ma mi sbagliavo. Sono riuscito a fermare le voci. Sentivo molte voci in testa, mi facevano tante domande, ma nemmeno per un attimo riuscì ad ammettere di essere un alcolizzato. Pensavo di poterlo controllare".
Delle frasi razziste pronunciate due anni fa nel bar parigino Galliano dice: "È la cosa peggiore che abbia mai detto in vita mia, ma non la pensavo veramente. Ho cercato di capire per quale motivo la mia rabbia sia stata diretta contro quella razza. Oggi mi è chiaro che all’epoca ero così arrabbiato e insoddisfatto di me stesso che dissi la cosa più maligna mi potesse venire in mente".