La sua vita è mutata radicalmente. Lele Mora, ex agente dei vip da sballo, dopo il fallimento della sua società e tutte le vicende che lo hanno fatto finire anche in carcere, ora lavora in uno stand in piazza Argentina a Milano per la comunità di recupero di Don Mazzi. Qui ha trovato la serenità e la pace.
"Prima c’era un universo fatto di lustrini, tutto luccicava, ma di certo non era oro - ha raccontato Lele al settimanale Nuovo - Oggi nel sociale ho trovato una situazione molto bella. Fatico, ma non mi pesa, sono sereno. Ora ho ritrovato l’amore verso la mia famiglia e i miei figli. Ho subito il lutto di mio padre, ma mia figlia Diana è in attesa da 4 mesi. Lei ha avuto problemi di salute e si pensava che non avrebbe potuto avere figli: è veramente un miracolo. Mio figlio Mirko si sposerà il 5 settembre e non vedo l’ora che arrivi qualche altro nipotino. Ai miei genitori ho tenuto nascoste le mie vicende giudiziarie: mio padre aveva l’Alzheimer e non volevo turbarlo. Mia mamma ha capito e se io ho perso 50 chili, anche lei ne ha persi 30".
Tra i più ricercato dai famosi in passato, quando una sua parola significava la promessa di successo futuro, al momento del bisogno ha potuto contare solo su alcuni: "In tanti mi sono stati vicini: Sabrina Ferilli e Simona Ventura ci sono sempre state. Mi ha chiamato anche Monica Bellucci, ho sentito e sento diversi politici e ho riabbracciato dopo otto anni un grande amico: Diego Armando Maradona. Uno che non ha dimostrato riconoscenza è l’ex tronista Francesco Arca: nella vita ho aiutato tanta gente arricchendola e facendola diventare milionaria. Oggi nemmeno si degnano di salutare".
Mora al giornale ha detto di non credere alle nozze tra Silvio Berlusconi e Francesca Pascale: "Anche sua figlia Barbara è dello stesso avviso. L’amore può anche essere platonico: io ho amato in tal senso Fabrizio Corona, in modo molto intenso, col risultato di distruggere quella che era la mia attività di trent’anni". Poi, riferendosi all'ex re dei paparazzi e alla pena che sta scontando al carcere di Opera, confermata in Cassazione, ha aggiunto: "A lui auguro di uscire quanto prima dal carcere, perché non lo merita. Per me è stato un collaboratore, un grande amico e un grande amore, ma ha commesso errori terribili che hanno portato alla distruzione della mia società e alla sua rovina personale". Un ultima recriminazione per gli errori commessi: "Ho sbagliato a mettermi in mostra, sarei dovuto rimanere dietro le quinte, il resto lo rifarei. Sono stato divorato dal successo, dai soldi che mi giravano tra le mani. Ho aiutato tanta gente, ma ora non voglio essere aiutato. Sto pagando con l’umiltà e tra un anno e mezzo il mio conto con la giustizia sarà saldato".