Sta bene e continua la riabilitazione, anche se ha ancora qualche piccolo deficit motorio. Linus torna a parlare del figlio Michele, detto Miki, 11 anni, che lo scorso 4 gennaio, cadendo da una sedia, ha sbattuto la spina dorsale contro il bordo del letto, procurandosi uno shock midollare. Il direttore di Radio Deejay e la moglie Carlotta Medas hanno vissuto cinque giorni di angoscia all'ospedale di Cesena, dove hanno subito ricoverato il piccolo. Linus li ha raccontati sul suo blog e sempre sul web ha condiviso la felicità di veder camminare di nuovo il figlio e tornare a casa con le sue gambe.
Linus, in una lunga intervista a Vanity Fair, ha raccontato le sue sensazioni sulla vicenda a distanza di più di un mese.
"Miki è a casa, continua la riabilitazione perché ha ancora qualche piccolo deficit motorio, per esempio quando scende le scale. Ma adesso ha recuperato all'80-90 per cento", ha spiegato. Non sa ancora se si è ripreso del tutto dallo spavento provato, si è sentito completamente disarmato. Anche se di quei giorni ha un "ricordo bellissimo": "Perché c'era soltanto amore. Mentre nella vita quotidiana c'è l'invidia, ci sono i soldi, le complicazioni, l'egoismo, in quel momento c'era solo il fatto di stare con mio figlio. Che peraltro, a parte la prima mezz'ora dopo l'incidente, è sempre stato sorridente. Forse dentro di sé sapeva che si sarebbe risolto tutto. Però tu, da genitore, quando devi portare in braccio il tuo bambino di 11 anni, farlo sedere sulla sedia a rotelle e sistemargli i piedi, quei piedini lì che hai accarezzato centomila volte, non si riesce neanche a spiegare. I medici in realtà ci avevano detto sin dall'inizio che non c'erano lesioni, ma quando dopo tre giorni le gambe ancora non si muovevano e i dottori hanno detto 'ma no, non c'è niente, però è strano', caxxo, quel 'però è strano' mi ha fatto impazzire".
Il figlio Miki ora sta bene, per fortuna, ha ha ancora qualche piccolo deficit motorio, ma tutto si sta risolvendo, eppure in quegli istanti era difficile essere ottimisti: "Il momento più brutto è stato la seconda risonanza magnetica. Michele nel tubo, io fuori accanto a lui, e dall'altra parte del vetro i medici. Quaranta minuti così, da un lato a incoraggiare mio figlio, dall'altro a cercare di decodificare le facce della neurologa e dei tecnici: se scherzavano tra di loro voleva dire tutto bene, se guardavano incuriositi era grave. E' stato come aspettare la condanna a morte".
Ha pregato a modo suo e ha deciso di raccontare tutto sul blog, perché dal suo pubblico voleva ricevere per una volta affetto. Poi è arrivata la curiosità quasi morbosa dei media, per pudore Linus ha rifiutato di andare in diverse trasmissioni in tv per parlare dell'incidente del figlio.
L'esperienza, per quanto traumatizzante, non l'ha comunque cambiato: "E' come quando diventi padre: c'è un periodo in cui smetti di fumare, guidi più piano, fai tutto in modo diverso. Poi il bambino diventa parte della tua vita e tu torni a essere il vecchio stronzo di prima. Certo, però, che queste sliding doors sono pazzesche".