- L’attore 46enne in passato ha anche vissuto la ‘sindrome dell’impostore’
- Non si preoccupa delle critiche: “Oggi mi interessa il giudizio di poche persone”
Luca Argentero si prende una pausa dal dottor Fanti di Doc, sarà protagonista del thriller “La coda del diavolo”, su Sky dal 25 novembre. A Grazia parla del suo nuovo ruolo, ma non solo, rivela pure cosa ha fatto coi primi guadagni: si è comprato un’automobile. “Vengo da una famiglia che sta bene, non avevano bisogno del mio aiuto”, chiarisce il 46enne.
Laureato in economia, Luca sul suo titolo dice: “Studiare serve per stare al mondo, è solo con il tempo che capisci che cosa vuoi fare da grande. All’Università, quando mi dicevo: ‘Tu non finirai mai in giacca e cravatta dietro al computer’. Ogni anno facevo almeno due o tre lavoretti come lo stagionale in aeroporto, dietro il banco a fare i check in. Poi organizzavo piccoli tornei ed eventi. E mi piaceva fare il barman, che mi permetteva di unire guadagno e divertimento. Da quella consapevolezza sono nate tutte le scelte successive”.
Non si fa problemi a svelare che il primo regalo che si è fatto con i soldi arrivati per la recitazione è stato un’automobile. Argentero spiega: “Non sono ipocrita, vengo da una famiglia che sta bene e non avevano bisogno del mio aiuto. L’auto mi serviva e ho preso una Mini, non una Porsche. Anche oggi, con le spese, sono uno tranquillo”.
Luca ha vissuto la cosiddetta “sindrome dell’impostore”: “Certo. Ho impiegato tempo a dire ai miei amici: ‘Faccio l’attore’ senza vergognarmi. E’ successo con Solo un padre, una commedia drammatica di Luca Lucini in cui interpretavo un giovane papà che cresceva un figlio da solo. Il film è andato bene, le recensioni furono buone e dentro di me si era sbloccato qualcosa”. Oggi non teme più i giudizi degli altri: “Ho imparato dalle critiche degli inizi, oggi m’interessa il giudizio di pochissime persone”.
Il suo primo pensiero sono i figli avuti dalla moglie Cristina Marino, di cui è innamoratissimo, Nina e Noè, 4 anni e uno e mezzo. Luca spiega: “Il tempo è diviso tra ciò che devo fare per campare e loro. Non ho scale di grigio. Ho perso interesse per quasi tutto il resto, l’unica cosa che mi preoccupa è sapere dove sono, raggiungerli, passare il tempo con loro. Sono molto piccoli, sento che la mia presenza ha senso ora. Quando saranno adolescenti forse non sarà più così. E allora ricomincerò a prendere il tempo per me”.