Marco Carta non vuole più essere associato al furto delle magliette griffate del valore di 1200 euro che l’ha visto protagonista a La Rinascente. L’arresto del cantante non è stato convalidato dal giudice, a settembre 2019 l’ex vincitore di Amici dovrà comunque affrontare il processo per furto aggravato in concorso con la sua amica Fabiana Muscas. Il 34enne non vede l’ora di urlare la sua innocenza.
Oggi, 21 giugno, è uscito il suo libro, “Libero di amare”, in cui Marco Carta ha aggiunto un capitolo riguardante proprio il furto. “Non vedo l’ora che arrivi settembre per poter affrontare finalmente tutta la questione e poter urlare al mondo ancora di più la mia innocenza”, racconta il 34enne a FQMagazine in occasione della presentazione del volume. Poi spiega: “Quando si è diffusa la notizia in un primo momento c’è stato un panico generale, ma immediatamente dopo la decisione del giudice tutti si sono calmati. L’idea di slittare la promozione del disco e del libro, a cui ho aggiunto il capitolo sul furto mentre stava andando in stampa, non sarebbe stato giusto nei confronti dei fan e di quelli che lavoravano a questo progetto da mesi”.
Marco Carta in merito al furto e al processo che lo vede imputato dice di voler urlare la sua innocenza. L’artista è rimasto male di chi ha tuonato contro di lui dopo il ‘fattaccio’ e dopo essere andato a “Live - Non è la D’Urso” a raccontare la sua versione dei fatti. Il collega Luca Dirisio è stati impietoso nei suoi confronti sul social.
“Ci sono stati commenti peggiori, non mi sono mai permesso di rivolgermi così ad un collega, ma questo discorso vale per chiunque. Comunque queste parole lasciano il tempo che trovano, ciccia Dirisio!”, sottolinea il sardo. E ancora: “Mi hanno fatto male altre cose e secondo me bisognerebbe fare un patentino per scrivere sui social. Non è possibile che si possa dire di tutto, bestemmie insulti, pesanti a muso duro. Ho attraversato un momento di grande fragilità. Anche la stampa stessa si è sprecata con titoli molto duri. Ma si sa che, a volte, il titolo è solo un acchiappaclic…”.