Marco Travaglio sabato scorso, durante la finale di Champions League, ha vissuto ore d'angoscia. Sua figlia Elisa, 18 anni, è finita tra i feriti di Torino nel caos che si è generato in piazza mentre una grandissima folla vedeva il match Juventus-Real Madrid sul maxischermo. Il giornalista lo ha raccontato sulle pagine de Il Fatto Quotidiano di cui è direttore.
"Alle 22.15, subito dopo il terzo gol del Real, mi appare il suo numero sul cellulare. Provo a rincuorarla: “Dai, pazienza, è andata così”. Ma la voce dall’ altro capo non è la sua. E’ quella del suo amico, che assicura: “Elisa sta bene, ma non può parlare, ha male a una gamba”. Brivido gelato nella schiena. Me la faccio passare a forza: ansima, piange, ripete “vienimi a prendere, voglio andare subito via di qui, c’è stato un attentato, una bomba, non so, mi hanno calpestata, mi hanno camminato sopra, non mi sento più la gamba sinistra, e gli scoppi continuano, stiamo scappando verso piazza Vittorio”, ha scritto Marco Travaglio.
La notizia della figlia Elisa tra i feriti a Torino lo ha atterrito. E' immediatamente uscito con la moglie per raggiungere la ragazza e soccorrerla.
"Mi fiondo al pronto soccorso più vicino. Lì già sono in fila quattro o cinque feriti, i più lievi, quelli che ce la fanno a camminare. Poi, nel giro di mezz’ora, ecco tutti gli altri, fino a riempire i minuscoli locali del piccolo ospedale. Sanguinano tutti, tanto. Chi dal capo ferito, chi dal naso rotto, chi dalle gambe e dalle braccia completamente tinte di rosso scuro. Mai visto tanto sangue, neppure in un film di Dario Argento", ha spiegato Marco Travaglio.
Tanti i feriti a Torino. Sua figlia Elisa alle 2 di notte "è ancora in sedia a rotelle col ghiaccio sulla gamba, nessuno ha potuto visitarla, ci sono casi più urgenti. Vuole andare a casa. La carichiamo in spalla e ce ne andiamo, sperando che non abbia nulla di fratturato".
'“Non andrò mai più in piazza per una partita, e nemmeno allo stadio', dice lei alla fine della più lunga serata della sua vita. In macchina, la radio informa di un attentato a Londra. Un attentato vero. Ma che differenza fa. Ormai i terroristi, anche quando non ci sono, è come se ci fossero", ha concluso Marco Travaglio.
Il giornalista si è posto la domanda che tutti si fanno: "Tutto questo sangue per una non-partita e per un non-attentato: ma com'è stato possibile?".