"Conservo l'urna con le ceneri di Mariangela nello studio dei miei due figli, di ventidue e sedici anni. Proprio su uno scaffale di una libreria piena di volumi, che mia sorella consultava tutte le volte che veniva a trovarmi a casa. In questo modo ho esaudito il desiderio di Mariangela. Prima di morire, me lo ripeteva spesso: 'Quando sarà, il più tardi possibile, voglio essere cremata e starti vicino, come sempre'". A parlare è Anna, la sorella di Mariangela Melato. Lo ha fatto in un'intervista rilasciata a DiPiù.
Il tumore la pancreas aveva colpito l'attrice 4 anni fa: "Ma si era ripresa benissimo - ha raccontato Anna - con la sua solita forza carattere. Dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico durato dodici ore, aveva voglia di ricominciare subito a lavorare, perché amava immensamente recitare. ma anche perché sentiva responsabile della sarta che lavorava in teatro, degli elettricisti, di tutti. 'Senza di me chi darà loro da mangiare?', ripeteva nel letto d'ospedale. Del suo mestiere di attrice parlava spesso anche nei suoi ultimi giorni di vita. Progettava già il debutto a teatro al fianco del regista Gabriele Lavia ne 'Il giardino dei ciliegi'. Anche stavolta sembrava si potesse riprendere. Ma così non è stato. Il male è ricomparso. E negli ultimi due giorni, prima di andarsene, mi ripeteva: 'Anna, mi sento stanca, molto stanca'. E non mi parlava più del debutto. Un brutto segno. Come se quella prostrazione, più mentale che fisica, le avesse fatto perdere tutto l'entusiasmo di cui era piena".
Anna ha anche raccontato come Renzo Arbore fosse tutti i giorni al fianco di Mariangela Melato: "Contribuiva a renderla allegra - ha raccontato la donna - (...) Renzo ora è distrutto. Li chiamavamo i due vecchi fidanzatini, in famiglia. Perché avevano quelle attenzioni, l'uno per l'altra, di due piccioncini minorenni".
Nonostante l'amore che la legava a Renzo Arbore, Mariangela non ha mai voluto un marito, "era una donna troppo indipendente per desiderarne" uno ma un figlio lo avrebbe voluto: "(...) Della mancanza di un figlio me ne parlava spesso. Sì, quello era uno dei suoi rimpianti di donna. ma poi, dopo aver sospirato, mi diceva: 'In fondo i miei nipotini sono la mia famiglia. I tuoi ragazzi mi sono troppo simpatici e io credo di essere una brava zia per loro'. Dopo la morte dei nostri genitori e la malattia di nostro fratello, Ermanno, noi e Renzo Arbore eravamo davvero la sua famiglia. Anche quando partiva per le tournée teatrale ci sentivamo tutti i giorni, per un saluto, una parola di conforto, un consiglio, una risata. E ora questo non succederà più".