Ha vinto l'ultima edizione del Festival di Sanremo con "L'essenziale", brano di cui è anche autore. Marco Mengoni all'Ariston ha sbaragliato la concorrenza, aggiudicandosi il premio più ambito della musica italiana.
Marco ora si racconta con un'intervista rilasciata al settimanale "Chi": "Sono un ragazzo di 24 anni - dichiara - che fa delle cavolate come tutti, che sbaglia due volte ma, alla terza, impara. La vita insegna che gli eccessi vanno bene se sono limitati e se non fanno male ad altre persone. Non ho tanti vizi, mi chiamano 'antico'". Personaggio famoso, uscito fuori grazie a "X Factor", Mengoni rivela pure come si rapporta con la notorietà: "Ci penso due volte prima di fare una cosa in pubblico, sicuramente sto molto più attento perché sono sotto una luce molto forte, non è proprio facile gestire l'eccesso in questa vita. Se fossimo stati negli Anni '70 ' ti saluto' (ride ndr). Mi piacerebbe farmi un bel viaggetto di un mese in quegli anni...".
A Sanremo Marco ha voluto rendere omaggio a Luigi Tenco cantando "Ciao amore ciao", e, parlando di artisti incompresi, afferma: "Ancora oggi fatico fatica a capirmi e a capire gli altri, però, sono uscito fuori. Cantare la canzone di Tenco mi è sembrato un modo per renderle omaggio, per riscattarla proprio a Sanremo. Anche perché ha un inciso pop, la possono cantare tutti. Ma non voglio allargarmi, presto solo la mia voce a Tenco, in comune con lui ho la malinconia, che per me non è una cosa negativa". "C'è chi nasce bello - spiega il cantante - e chi brutto, chi intonato e chi stonato, chi con gli occhi azzurri o castani e chi nasce malinconico, propenso al bicchiere mezzo vuoto. Per me questo sentimento è anche un incentivo a rigenerarsi e ricrearsi ogni volta che fai qualcosa, a me dà molta spinta".
Mengoni la prima sera è stato premiato da Marco Alemanno, compagno di Lucio Dalla, e ha commentato l'ipocrisia che c'è stata intorno al loro rapporto: "Direi che l'ipocrisia c'è stata anche dopo e c'è ancora - ha detto il cantante - Sono felice che mi abbia premiato perché siamo amici da quando ho inciso un duetto proprio con Lucio Dalla. Non capisco certi preconcetti, è come quando critichi un cantante con la scusa che viene da un talent fregandotene se è uno che ama la musica perchè tanto è più facile mettere un'etichetta. Un vizio puramente italiano. Spero negli anni cambi qualcosa, anche se esistono ancora i ghetti per le persone di colore, perché non abbiamo imparato, nonostante la storia, che è pericoloso fare delle distinzioni. Trovo intollerante anche interrompere un artista come Crozza mentre sta facendo il proprio lavoro: prima lo lasci finire e poi esprimi il tuo giudizio. C'è poca tolleranza in giro".
Per Marco la diversità "non esiste, è una parola di merda, inventata non so da chi, che genera mostri. Mi sfugge cosa sia normale e cosa sia puro, forse solo Cristo e la natura sono veramente puri".
Il 19 marzo esce il suo nuovo album e a maggio ripartirà con il tour. Racconta anche di quando è tornato a vivere con i suoi genitori, "per un breve periodo perché mi era scaduto l'affitto di casa a Roma, non sono diventato povero (ride ndr). Anzi, ho potuto rigenerarmi e tornare alle origini e, quindi, arricchirmi. Ora vado a vivere a Milano". Alla domande se qualcuno lo ha imbrigliato, il cantante risponde: "Come scrive Gianna Nannini in 'Bellissimo' mi piace pensare di poter volare. E finire in una gabbia sarebbe brutto".