- Il bambino, come avevano annunciato i due, porta solo il cognome della madre
- E’ venuto al mondo all’ospedale Gaslini di Genova oggi, giovedì 5 ottobre
Silvia Salis e Fausto Brizzi abbracciano forte il loro bebè. Oggi, giovedì 5 ottobre, al Gaslini di Genova è nato il figlio del regista 54enne e della moglie 38enne, ex martellista e vicepresidente del Coni. Il piccolo, un maschietto, ha un nome classico: si chiama Eugenio. Come annunciato dalla coppia, il bambino porterà solo il cognome materno.
Silvia e Fausto condividono alcuni scatti sia nelle storie che in un post. Sono in bianco e nero, così annunciato a tutti l’arrivo della cicogna. “Sopra ogni cosa”, scrive la mamma emozionata. Aveva annunciato di essere in dolce attesa lo scorso aprile. “Ti aspettiamo”, aveva rivelato sul social pubblicando l’ecografia appena fatta.
Per Silvia, che ha sposato Brizzi nel 2020, si tratta del primo figlio. Fausto, invece, è già padre di Penelope Nina, nata nel 2016 dal matrimonio con Claudia Zanella. I due i giorni scorsi in un’intervista al Fatto Quotidiano avevano anticipato la scelta di dare al neonato solo il cognome della mamma.
“La possibilità che, in presenza del riconoscimento paterno, venga utilizzato il cognome della madre è un cambiamento culturale epocale ed è passato incredibilmente inosservato”, aveva spiegato la coppia.
“In una società che, in un passato remoto, etichettava come ‘bastardo’ un bambino non riconosciuto dal padre e che, in un passato più recente, guardava con vergogna l'avere il cognome materno, perché risultato di un rifiuto o di un abbandono, questa notizia avrebbe meritato le prime pagine - avevano aggiunto - Al contrario, crediamo che crescere un figlio da sola fosse da eroina soprattutto in un paese che non ti aiutava certo. E riteniamo inoltre che sia sempre stata una profonda ingiustizia il senso di rifiuto che hanno subito milioni di figlie femmine nella storia per non essere in grado di portare avanti il ‘cognome di famiglia’ e il senso di impotenza di tante madri per non essere riuscite a concepire un erede maschio”.
Poi, chiarendo ulteriormente la scelta, avevano detto: “E’ importante dare un segnale, e con un neonato maschio. Abbiamo sentito che era il momento di farlo perché viviamo in un paese dove ogni giorno le cronache ci raccontano di uomini che continuano a credere le donne e i figli una loro ‘proprietà’ disponendone a loro piacimento. La pena è necessaria in questi casi, ma è di un cambiamento culturale che abbiamo bisogno. Un maschio che capisce fin da bambino che nella sua famiglia vige la parità assoluta, non diventerà uno degli uomini di cui sopra”.