Dopo 17 anni di carcere, con l'accusa di essere stata la mandante dell'omicidio del marito Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani sta scontando la pena residua, convertita in servizi sociali, presso la maison Bozart, e ha lanciato la sua prima linea di borse. Un'idea che è nata "Grazie al mio pappagallo Bo - racconta la donna al settimanale Diva e Donna - Osservando le piume coloratissime ho pensato: 'Perché non creare una linea di borse con i colori dell'arcobaleno?'. Maurizio e Alessandra Manca, titolari della Bozart, hanno accolto l'idea con entusiasmo: ed ecco il progetto 'Rainbow's Tales' (I racconti dell'arcobaleno ndr). La mia idea era portare il plissé dalla stoffa alla pelletteria; dopo moltissimi tentativi siamo riusciti a realizzare piccoli gioielli". Del suo pappagallo, invece ha detto: "Siamo inseparabili, sta con me da un anno e mi riempie di coccole e d'amore. Per me è come un amico con cui posso parlare di tutto. Finora gli ho insegnato solo la parola 'ciao', ma presto imparerà la parola 'amore'". Per la Reggiani questa collezione di borse rappresenta una tappa importante della sua vita: "Sono in un momento di rinascita - ha detto - dal buio sono passata alla luce. Dopo una tempesta c'è sempre il sereno, seguito da un magnifico arcobaleno"
Dal carcere, Patrizia non crede di aver riportato dei danni psicologici. Il periodo vissuto a San Vittore è riuscito a gestirlo nel migliore dei modi: "Grazie alla mia intuizione e alla mia intelligenza mi sono sempre rapportata come una privilegiata, grazie anche al mio nome - ha spiegato - Vi assicuro che vivere, e sopravvivere, per 17 anni in carcere non è una passeggiata. Non so neanche io come ho fatto, forse grazie alla mia forza di volontà e la mia voglia di sopravvivere". Le giornate in carcere, ha raccontato, le passava "da privilegiata, sono sempre stata appoggiata da molti enti pubblici e da molti privati. Passavo tutte le mie giornate in giardino, in compagnia dei miei furetti; leggevo i giornali e scrivevo. Di norma in carcere non è possibile tenere animali, ma il mio direttore, con grande umanità, ha capito l'importanza che aveva per me e mi ha autorizzata. Ho avuto 2 furetti, il primo è morto per colpa della mia compagna di cella che, involontariamente, a causa di una sbronza, ha perso il controllo e ci si è seduta sopra... Così mi hanno regalato un secondo furetto bellissimo, bianco con gli occhi blu". Anche una volta uscita, la Reggiani non ha trovato difficoltà a inserirsi di nuovo nella sua città, Milano: "Mi hanno accolta con grande normalità - ha affermato - Quando sono uscita per la prima volta, dopo 7 anni, per strada mi sono subito riabituata a confrontarmi con i miei momenti psicologici traumatici". Un supporto fondamentale lo ha avuto dalle sue due figlie che le sono sempre rimaste accanto, non lasciandola mai sola. Non ricorda cosa ha provato quando le ha riabbracciate per la prima volta fuori dalla prigione, perché, ha sottolineato, "per me è stato tutto naturale, non ho avuto grossi traumi. Per me San Vittore, come lo chiamo io 'Victor Residence', è stato un po' come fare una vacanza. O meglio, è così che l'ho voluta vivere io". Alla domanda se le piacerebbe innamorarsi di nuovo, la Reggiani ha risposto: "Magari! Mi sembra proprio che non ci sia grande 'merce' in giro; già prima non c'erano molti grandi uomini, ora tabula rasa". Il suo compagno ideale deve avere delle caratteristiche ben precise: "Dolcezza, comprensione e potere - ha detto - Il potere su di me ha sempre avuto un grandissimo ascendente, non potrei mai immaginarmi al fianco di un uomo che non abbia questa caratteristica per me imprescindibile". Infine, la donna ha dichiarato di non avere né rimpianti né rimorsi, ho trovato un mio equilibrio interiore. E ricordando i tempi in cui era sposata con Maurizio Gucci, ha affermato: "Ero felice".