Sabina Guzzanti ha scelto un abito lungo che a molti non è piaciuto per calcare il tappeto rosso della 71esima Mostra del Cinema di Venezia. Ha sfoggiato un vestito a fantasia nero e rosso, dal sapore vintage, un look che non ha riscosso successo. Il suo film, "La trattativa", invece, è stato a lungo applaudito alla proiezione del mattino per i giornalisti. La pellicola, presentata fuori concorso, parla dei rapporti tra la mafia e le istituzioni in Italia.
"Purtroppo quelle che racconto sono fatti realmente accaduti - ha dichiarato la regista durante la conferenza stampa - verificati più di mille volte nel lavoro di riscontro che ho fatto insieme agli esperti di questa materia, in Italia dagli anni Novanta in poi ci siamo abituati ad aspettare i risultati di un processo prima di poter parlare di qualcosa, ma non è che finché non si trovano i responsabili penali di un fatto, l'opinione pubblica non può venirne a conoscenza. Sulla mancata perquisizione del covo di Riina c'è poco da fare, è andata così; c'era la possibilità di venire a sapere i nomi di tutti i collaboratori della mafia nel mondo politico e imprenditoriale e si è vanificata questa possibilità. Lo stesso Borsellino in una celebre intervista diceva che non è che se un politico viene assolto vuol dire che è innocente, ma che non sono state trovate prove per condannarlo. L'opinione pubblica però dalla conoscenza di alcuni fatti può trarre le sue conclusioni".