- In tv l’attrice 37enne con la seconda serie di Mina Settembre fa ascolti record
- La napoletana, legata a Davide Devenuto dal 2008, con cui nel 2016 ha avuto Diego, parla anche delle nozze
Serena Rossi è considerata la ‘signora delle fiction’, anche se lei preferisce ironicamente definirsi solo ‘signorina’. In tv con la seconda stagione di Mina Settembre fa ascolti da record su Rai Uno. Felice dei risultati ottenuti professionalmente, sempre sorridente e solare, a Oggi confessa di aver chiesto aiuto anche lei alla psicoterapia e rivela anche quando e perché.
“E’capitato in passato, quando, nel 2009, mi sono trasferita da Napoli a Roma e ho lasciato la casa dei miei genitori con le sue certezze e la soap Un posto al sole. Mi ha spinto a chiedere aiuto il disagio che provavo, la fatica di crescere, la paura del futuro. Ho sentito che avevo bisogno di una guida. A volte basta parlare con un’amica, altre no”, svela l’attrice 37enne.
La napoletana racconta: “Da piccola volevo fare l’animatrice nei villaggi turistici. In vacanza, partecipavo a tutti gli show”. Adesso è cambiato tutto, anche se Serena vuole tirare un po’ il fiato: “Gli ultimi anni sono stati intensi. Non mi sono mai fermata. Ora voglio rallentare un po’. Voglio avere il tempo di accompagnare a scuola Diego, di andare a prenderlo, mangiare con lui un gelato, cucinare spaghetti con le cozze... Se vado al prossimo Festival di Sanremo? Beh, sarebbe un sogno che si realizza”.
Figlia di un tecnico di laboratorio in ospedale e di una maestra, poi estetista e ora truccatrice sul set, la Rossi ha avuto un’infanzia felice. Anche il suo presente è appagante, accanto a Davide Devenuto, 50 anni, suo collega, a cui è legata dal 2008 e con cui ha avuto Diego a novembre del 2016. Sulle possibili nozze con il compagno dice: “Se lo faremo, sarà un matrimonio in famiglia: io, Davide, Diego, i genitori”. Poi eventualmente penserà a un altro figlio.
Serena Rossi è raggiante, ma, come tutti, ha le sue paure: “Voglio essere sempre sul pezzo, al meglio. E ogni tanto si affacciano pensieri sulla fragilità della vita, sulla morte. Forse è anche un segno di responsabilità della maternità, un’eredità della pandemia”.