Silvio Muccino andrà a processo. E’ stato rinviato a giudizio dal gup di Roma per aver diffamato il fratello Gabriele Muccino in tv, il 3 aprile 2016, durante la trasmissione “L’Arena” condotta da Massimo Giletti. Le sue dichiarazioni avrebbero leso la reputazione del regista.
Il giudice, accogliendo le richieste del pm Antonio Calaresu, ha deciso. Silvio Muccino è stato rinviato a giudizio, andrà a processo, fissato per il prossimo 14 gennaio davanti al tribunale monocratico. Dovrà difendersi, accusato di diffamazione. In televisione l’attore e regista 37enne accusò il fratello, che non era presente in studio, di avere picchiato l'ex moglie, Elena Majoni.
Silvio Muccino, è detto nel capo d’imputazione, ”indicò il fratello Gabriele come persona violenta per avere colpito nel 2012 con uno schiaffo la moglie Majoni perforandole il timpano”. Affermò, inoltre, che l’allora moglie del regista spesso gli raccontava "che lui veniva alle mani". E ancora: "Ci sono stati ripetuti episodi di violenza domestica. Un’estate poi eravamo nella casa di campagna di Gabriele, lui era nervoso e andò in camera da Elena. Quando mi avvicinai alla porta la vidi uscire con una mano sull’orecchio e le lacrime agli occhi. Non sentiva più niente: uno schiaffo le aveva perforato un timpano e ha dovuto subire una timpano-plastica per riacquisirlo in parte”.
Andrà a processo, rinviato a giudizio per aver diffamato il fratello. Silvio Muccino a “L’Arena” raccontò anche: “Sono stato indotto a mentire e ho negato questo schiaffo davanti ai pm. La mia famiglia ha fatto figurare che fosse un incidente avvenuto in piscina. E alla fine io ho reso falsa testimonianza. Era una mia responsabilità e scelsi la mia famiglia anziché la verità, non me lo sono mai perdonato, avevo 24 anni e feci crac”.
La decisione del giudice è stata commentata con soddisfazione dall’avvocato Carlo Longari, legale di Gabriele, 52 anni, perché "rappresenta un primo passo verso l’accertamento della verità a fronte di quanto era stato diffuso davanti a milioni di telespettatori nei confronti del mio assistito".