- La showgirl testimone in aula al processo contro Giuseppe Milazzo Adreani a Roma
- La Orrù ha perso oltre 350 mila euro in un investimento in bitcoin: a proporglielo sarebbe stato l’uomo
Valeria Marini in aula, al processo contro Giuseppe Milazzo Adreani a Roma, davanti al giudice monocratico, è quasi in lacrime. Chiamata a testimoniare, la showgirl racconta il danno alla madre Gianna dopo la presunta truffa. “Non poteva nemmeno pagare l’affitto”, sottolinea la 57enne.
La Orrù ha perso oltre 350 mila euro in un investimento in bitcoin, gli avrebbe proposto di farlo il produttore cinematografico tra il 2018 e il 2019. “Questa persona ha distrutto mia madre, che essendo una donna d’onore si vergognava di essere stata raggirata al punto di rifiutarsi persino di aprirmi la porta di casa”, svela Valeria, secondo quanto riporta Il Messaggero.
L’uomo, stano alle parole della Marini, avrebbe voluto girare con lei un cortometraggio: L’Ultimo applauso: “Sosteneva che avrei potuto interpretare una parte e che per il progetto avrebbe utilizzato i fondi Imaie (l’istituto mutualistico per la tutela degli artisti ndr). Si era presentato sostenendo che aveva girato il video del mio matrimonio (con l’imprenditore Giovanni Cottone, ndr), ma io non mi ricordavo di lui. Così ci siamo incontrati nel mio ufficio e ha presentato la domanda a nome mio, percependo 15 o 20mila euro”.
“Mia madre, dopo aver visionato il corto, lo aveva contattato perché sosteneva che non fosse venuto bene e aveva chiesto alcune modifiche in fase di montaggio. Dopodiché, si è sempre occupata lei della faccenda perché io ero impegnata in altre trasmissioni. Con lei, Milazzo ha sempre avuto un atteggiamento ossequioso e la contattava spesso per cercare di stringere un rapporto di lavoro, ma non si è mai presentato come intermediario finanziario”, aggiunge Valeria.
Gianna, a insaputa della figlia, avrebbe investito questi soldi. Valeria ne è venuta a conoscenza solo quando la donna era arrivata a sborsare una somma pari a 200mila euro. “All’inizio non sapevo cosa avesse, ma la vedevo sempre giù di morale e infatti ho subito pensato che avesse qualche problema di salute. Poi mi ha raccontato, ma nutriva la speranza che il suo denaro le fosse restituito soprattutto per una questione d’onore”. Ma Marini capendo la situazione, le ha immediatamente dato una mano: “Le ho dato casa mia perché non poteva nemmeno pagare l’affitto”. Ha pure assoldato un investigatore privato. Da quanto riporta il quotidiano, Milazzo avrebbe sempre sostenuto di essere stato truffato a sua volta da Andrea Inturri, trader finanziario che lo avrebbe convinto a investire in bitcoin. Ma questo Inturri non sarebbe mai esistito.
“Era un trucco per apparire agli occhi di mia madre come una persona a sua volta truffata", dice Marini. Anche Aurora Messina, l’attrice co-protagonista del corto, sarebbe stata contattata dal produttore per prendere parte al progetto. Tutto ciò sempre a fronte di un versamento di 20mila euro. Non avrebbe mai denunciato “per vergogna”.
A gennaio dello scorso anno il gip aveva archiviato il procedimento avviato dalle querele sporte dalle due donne perché, si legge, “non è certa la circostanza che la mancata distribuzione del cortometraggio sia dipesa dal dolo iniziale dell’indagato. Né che le somme di denaro corrisposte dalle querelanti non siano state effettivamente impiegate da Milazzo Andreani per la produzione dell’opera. Sebbene in termini rivelatisi poi improduttivi”. La vicenda è ancora in piedi e senza una conclusione.